I bambini si avvicinarono all’albero che la Taiga aveva indicato.Era alto, dritto, con un tronco centrale regolare e slanciato e tanti rami laterali. La chioma era a forma di cono, con la cima a punta: sembrava un albero di Natale.
«Buongiorno» dissero Ambra e Guido.
«Salve, bambini!» li salutò la pianta. «Io sono un abete rosso. Benvenuti nella Taiga!».
«Rosso? A me sembri verde» commentò Ambra con un sorriso.
«Ah, ma il mio nome non deriva dal colore delle foglie!» rispose l’Abete. «Si tratta del tronco. Io ormai sono vecchio e argentato, ma gli esemplari più giovani hanno una bella corteccia rossa».
Ambra si guardò intorno. «Eccone uno!» disse, osservando un giovane abete con il fusto coperto di scaglie sottili di un marrone rossastro.
Nel frattempo, Guido stava scrutando il loro nuovo amico con aria pensosa. «Adesso che ti guardo bene, Abete, il tuo aspetto mi sembra familiare» disse. «Vicino al paesino di montagna dove vado in vacanza con la mia famiglia c’è un bosco con tanti alberi che ti somigliano».
«È probabile che appartengano proprio alla mia specie» rispose l’Abete. «Noi abeti rossi cresciamo un po’ ovunque, dalle Alpi alla Scandinavia. Certamente ci avrete visto spesso anche vicino alla vostra città».
«In un’area così grande ci sono tanti ambienti diversi! Come fate ad adattarvi?».
«Hai usato la parola giusta: adattamento» spiegò l’Abete. «Grazie a questo processo, le specie sviluppano caratteristiche che le aiutano a vivere più facilmente nell’ambiente in cui si trovano. Per esempio, io sono molto resistente al freddo: per questo posso crescere anche qui nella Taiga».
«E il permafrost non ti dà del filo da torcere? Non hai freddo ai piedi? Voglio dire, alle radici» chiese Ambra.
«Il segreto è non scendere troppo. Le mie radici crescono vicino alla superficie: non superano il mezzo metro di profondità. In questo modo riesco ad approfittare dello strato superiore che sgela durante l’estate. Questa caratteristica è utile anche nelle zone rocciose: le mie radici crescono sopra la roccia e possono entrare nei piccoli spazi tra le pietre, aiutandomi a restare ancorato. Allo stesso tempo, però, mi trovo in svantaggio nelle zone in cui soffiano venti forti o scoppiano temporali intensi: visto che le mie radici non penetrano in profondità, rovesciarmi è piuttosto facile!»
«Accidenti» disse Guido, che non riusciva a immaginare un vento talmente forte da capovolgere un albero così imponente.
«Ho anche imparato a riprodurmi in modo speciale», continuò l’Abete. «Nelle zone fredde, produrre semi può essere difficile perché richiede molte energie. Ma io ho un asso nella manica: quando la neve piega i rami per molti mesi, i più bassi, che si trovano a contatto con il terreno, possono sviluppare radici. Con il tempo, si separano dal tronco e diventano nuove piantine».
«Incredibile!» esclamò Guido. «Ora purtroppo dobbiamo salutarvi, sento che stiamo per tornare a casa. Grazie, Abete Rosso! Grazie, Taiga!»
«Arrivederci!» disse l’Abete. «Salutami i miei parenti nei boschi tra le tue montagne!»
– prossimo episodio il 13 novembre–
Episodi precedenti:
- LA FORESTA BOREALE
- LA FORESTA TEMPERATA
- IL PINO D’ALEPPO
- LA FORESTA MEDITERRANEA
- IL DESERTO
- IL BAOBAB – L’ALBERO CHE CONSERVA L’ACQUA
- LA SAVANA
- LA FORESTA PLUVIALE