LA FORESTA BOREALE




«Un’altra foresta! Siamo sicuri di aver cambiato ecosistema?» chiese Ambra.

«Sì, non vedi che gli alberi sono diversi?» rispose Guido. «E poi fa molto più freddo».

«Hai ragione, ci vorrebbe un cappotto».

«E non siamo nemmeno in inverno!» disse una voce leggera. «Qui si arriva a cinquanta gradi sotto zero, altro che cappotto!»

«Cinquanta?!» esclamò Ambra. «Ma dove siamo, al Polo Nord?»

«Quasi», continuò la voce. «Ci troviamo in un’area che circonda le zone artiche, nell’emisfero boreale, cioè la metà più a Nord del nostro pianeta: per questo il mio nome è Foresta Boreale. Ma gli amici mi chiamano Taiga!»

«Piacere, Taiga» fece Guido. «Ecco spiegato il freddo: vicino ai Poli il sole è più basso sull’orizzonte rispetto all’Equatore, perciò il calore dei suoi raggi ci sembra più debole. Un po’ come succede la mattina e la sera dalle nostre parti».

«Proprio così! Vedo che sai il fatto tuo» commentò la Taiga. «Quassù l’inverno può durare anche otto mesi, negli anni più freddi addirittura dieci! Pensate che ci sono zone in cui il terreno rimane sempre congelato».

«Aspetta, questa la so» intervenne Ambra, «si chiama permafrost, giusto?»

«Bravissima! Il permafrost è proprio un tipo di suolo che rimane sotto zero per almeno due anni. Lo strato superiore, in realtà, si scioglie in estate per poi ricongelare in inverno: in questo spessore attivo si insediano le radici delle poche piante che riescono a sopravvivere. Si tratta di alberi molto resistenti, come il pino silvestre. Come vedete, invece, non ci sono molti arbusti a riempire il sottobosco…»

«D’altronde deve essere difficile crescere all’ombra di questi alberi sempreverdi» disse Guido, guardando in alto verso le chiome che formavano uno spesso soffitto. «Quaggiù non arriva molta luce solare».

«Infatti vicino al suolo crescono soprattutto muschi, licheni e funghi. Sono meno vistosi delle piante più alte, ma anche loro hanno un ruolo importante. Per esempio, i licheni sono il cibo preferito delle renne durante l’inverno».

«Ero sicura che anche qui si trovassero animali interessanti!» disse Ambra.

«Ma certo, e di tutti i tipi! Lupi, orsi, volpi, roditori… Molti mammiferi hanno una pelliccia spessa che li protegge dal freddo, e alcuni la cambiano durante l’anno per adattarsi alle stagioni. Per esempio, la lepre americana d’inverno cambia il suo mantello dal marrone al candido, per mimetizzarsi con la neve. Le sue zampe, inoltre, sono grandi in proporzione al corpo, per sostenere il suo peso senza affondare. Un po’ come fate voi umani con le racchette da neve».

«E brava lepre: così può sfuggire da chi vuole mangiarsela!» esclamò Ambra.

«Eh, no: anche la lince, il suo predatore principale, ha zampe grosse e coperte di pelliccia. Anche i carnivori si adeguano!» continuò la Taiga.

«Davvero interessante» disse Guido, «ma vorrei saperne di più anche sulle piante. Come sopravvivono quassù? Come si adattano?»

«Bella domanda, giovane botanico» ridacchiò la Taiga. «Ti consiglio di rivolgerla a quell’albero accanto a voi, l’Abete Rosso: lui è un esperto di adattamento!».

 

prossimo episodio il 9 ottobre

 

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