QUASAR, LE GALASSIE “QUASI-STELLARI”


Riccardo Nanni presso l'Osservatorio Astronomico ESO a La Silla, in Cile.


Come vi abbiamo raccontato nel numero 12 di PLaNCK!, dell’Universo conosciamo tanti oggetti affascinanti, come stelle, pianeti e asteroidi. Ma ce ne sono alcuni lontanissimi da noi che restano ancora molto misteriosi: i quasar. Riccardo Nanni, Astrofisico presso l’Osservatorio Astronomico di Leida in Olanda, ci svela i segreti di questi oggetti a metà tra le galassie e le stelle. 

 

Riccardo, cosa sono i quasar?

Sono le zone centrali, dette “nuclei”, di galassie molto lontane, in cui il buco nero presente al centro “mangia” il gas che gli sta attorno. Le galassie sono insiemi di stelle, polveri e gas tenuti insieme dalla forza di gravità, mentre i buchi neri sono regioni dello spazio dove la forza di gravità è così forte da “mangiare” qualsiasi cosa, anche il gas che gli sta attorno. La luce prodotta dal gas è talmente forte da nascondere quella generata da tutte le stelle nella galassia che le ospita.

 

Quindi tutte le galassie hanno un quasar?

Non proprio. Tutte le galassie hanno un buco nero al centro, ma non tutte hanno gas con cui “sfamarlo”. Se il buco nero non “mangia” gas non genera luce, e quindi riusciamo a vedere le stelle della galassia che non vengono oscurate dal quasar. 

 

Come abbiamo scoperto i quasar?

I primi quasar furono scoperti alla fine degli anni ‘50 utilizzando i radiotelescopi, ovvero potenti antenne in grado di captare le onde radio prodotti dai quasar. Per poter trovare un quasar con un telescopio ottico, cioè osservando la luce visibile, ci vollero un po’ di anni: nel 1963 venne identificato il primo quasar tramite luce visibile. Gli astronomi non capirono subito di cosa si trattasse, e ipotizzarono che fosse un oggetto simile ad una stella. Il nome quasar infatti significa “oggetto radio quasi stellare“ (dall’inglese quasi stellar radio object).

 

Cosa sono le onde radio?

Sono onde a bassa energia che possono attraversare la nostra atmosfera e aggirare piuttosto bene piccoli ostacoli come alberi, oggetti e esseri viventi. Per questo le utilizziamo per comunicare messaggi a distanza, inclusa la musica via radio. I quasar riescono a generare onde di vario tipo, tra cui le onde radio: alcuni riescono a produrne in abbondanza grazie a getti di gas caldo che sparano dal centro verso l’esterno.

 

I quasar sembrano molto più luminosi degli altri corpi celesti! Perché? 

Vero! Questo e’ dovuto al loro buco nero centrale: un buco nero che mangia gas è uno dei processi più potenti dell’Universo, tanto che il gas che viene mangiato raggiunge temperature di milioni di gradi e, prima di essere inghiottito dal buco nero, genera grandi quantità di luce, ma comunque visto che noi siamo molto lontani per vedere la loro luce servono i telescopi!

 

Potremmo mai raggiungere un quasar a bordo di un’astronave? 

La luce viaggia alla velocità più alta possibile nell’Universo: in un solo secondo percorre ben 300 mila chilometri! Senza un’astronave che vada più veloce della luce è impossibile raggiungere un quasar in pochi anni a causa delle enormi distanze. Il più vicino dista 600 milioni di anni luce mentre il più lontano ne dista 13,6 miliardi. Questo significa che un’astronave che viaggiasse alla velocità della luce impiegherebbe 600 milioni di anni per raggiungere il più vicino quasar!

 

Possiamo vedere i quasar ad occhio nudo nel cielo stellato? 

Purtroppo sono troppo lontani per essere visti ad occhio nudo, ma con telescopi molto potenti è possibile vederne diversi milioni su tutto il cielo. Ma ricordiamoci che i quasar sono lontanissimi, per cui li vediamo come punti luminosi. Per distinguerli da stelle e galassie, bisogna fare analisi approfondite della loro luce.

 

Di cosa ti occupi esattamente e cosa ti affascina di questi oggetti? 

Io mi occupo di studiare i buchi neri dei quasar più lontani da noi. Questi buchi neri sono detti “primordiali” poiché si sono formati poco dopo il Big Bang, e il loro studio ci può aiutare a spiegare come sono nati i buchi neri in tutto l’Universo. La parte più affascinante, e che non riusciamo ancora a spiegare, è il loro peso: per ottenere lo stesso peso di un buco nero di questo tipo bisognerebbe mettere insieme miliardi di copie del nostro Sole! Cosa davvero incredibile visto che sono diventati così pesanti quando l’Universo era ancora un “bebè” rispetto ad oggi.

 

Che consigli daresti ad un bimbo o una bimba che voglia fare il tuo lavoro? 

Non abbiate mai paura di fare domande. Le domande sono alla base della ricerca e della crescita, e portano sempre a qualcosa di nuovo indipendentemente dalla risposta. E leggete molto. Un bravo ricercatore legge sempre quando trova un problema che non sa risolvere.

 

 

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