ALLA SCOPERTA DEI FUNGHI SPAZIALI


Claudia Pacelli, astrobiologa alla ricerca di funghi estremofili


La maggior parte degli organismi terrestri non riesce a vivere negli ambienti più estremi e inospitali del nostro pianeta, come i ghiacciai e i deserti. La maggior parte, ma non tutti: i funghi infatti sono tra gli esseri viventi più forti in assoluto, tanto da riuscire a sopravvivere anche nello spazio. Scopriamo i loro segreti insieme a Claudia Pacelli, ricercatrice in Astrobiologia presso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

 

Claudia, cosa sono i funghi?

I funghi sono uno dei regni degli esseri viventi. Sono organismi eucariotici, ovvero le cui cellule hanno un nucleo, e possono essere formati da una sola cellula o da molte. Sono anche eterotrofi, cioè si nutrono di sostanze prodotte da altri organismi, per cui possono cibarsi di scarti, nutrirsi direttamente di altri organismi, o vivere in simbiosi con essi. I funghi hanno una funzione fondamentale nella catena alimentare, infatti decompongono gli organismi morti ricavando nuove sostanze nutritive per le piante. Nonostante il ruolo importantissimo per la salute di tutti gli ecosistemi, sono ancora tanti i misteri che avvolgono questi organismi… Si stima che abbiamo scoperto solo il 5% dei funghi esistenti sulla Terra!

 

Dove vivono?

I funghi hanno la tendenza di “guardarsi intorno” alla ricerca di nuovi luoghi da colonizzare, capaci di adattarsi a condizioni ambientali molto diverse. Per questo motivo i funghi si trovano in tutti gli ambienti della Terra, anche i più estremi come i deserti e i ghiacciai, e riescono a vivere anche sui monumenti, all’interno del nostro corpo… E nello spazio. 

 

Come fanno a vivere in condizioni estreme?

In base alle condizioni dell’ambiente in cui vivono, i funghi devono essere capaci di resistere agli stress ambientali a cui sono sottoposti e di sviluppare adattamenti specifici. Gli stress ambientali possono essere temperature troppo alte o basse, mancanza di acqua e forti radiazioni. Le strategie di sopravvivenza sono tante: alcuni funghi hanno sviluppato una forma molto semplice e hanno un ciclo vitale breve, altri sono caratterizzati da pareti molto spesse, altri ancora producono sostanze protettive.

 

Nel corso della tua carriera hai lavorato a degli esperimenti in cui hai spedito dei funghi nello spazio. Di cosa si trattava esattamente?

Ho avuto la fortuna di “spedire” una specie di fungo sulla Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta di Cryomices antarticus, un fungo che vive in Antartide all’interno delle rocce, dove trova rifugio dall’estremo freddo presente in superficie. L’esperimento a cui ho lavorato ha esposto il fungo alle condizioni spaziali per un anno e mezzo. Incredibilmente, al suo rientro sulla Terra, abbiamo scoperto che il nostro fungo era sopravvissuto! Questo importante esperimento ci ha dimostrato che alcuni organismi terrestri sono talmente “forti” che riescono ad adattarsi e a sopravvivere anche a condizioni extraterrestri.

 

Quali sono i funghi attualmente studiati nello spazio? Quali studieremo in futuro?

Oltre ai funghi antartici, i principali funghi studiati nello spazio sono quelli presenti sulle superfici e nell’aria della Stazione Spaziale Internazionale . Controllare l’ambiente interno alla Stazione è essenziale per proteggere la salute degli astronauti. Un altro importante sviluppo in questo settore consiste nel capire le interazioni tra i funghi e i minerali extraterrestri, perché questi potrebbero essere usati nello spazio per generare elementi preziosi come l’acqua e consentire all’uomo di abitare altri mondi al di là della Terra.

 

Funghi in orbita con gli astronauti. Alleati o nemici? 

Qualsiasi ambiente chiuso, sulla Terra e nello spazio, favorisce lo sviluppo di funghi. Inoltre ognuno di noi, astronauti compresi, ha all’interno il microbioma, ossia l’insieme di microrganismi, tra cui i funghi, che normalmente convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo, ad esempio sulla pelle, in bocca o nell’intestino. Nello spazio però ci sono condizioni diverse da quelle terrestri, che possono rendere i microrganismi più aggressivi e pericolosi e il sistema immunitario degli astronauti più debole. Alleati o nemici? È tutta una questione di equilibrio.

 

Secondo te troveremo mai dei funghi “alieni”?

Finora le ricerche hanno dimostrato che le forme di vita terrestri possono adattarsi e resistere alle condizioni spaziali. Così come la vita si è evoluta sulla Terra, non possiamo escludere che possa farlo anche su altri pianeti del Sistema Solare e oltre con le giuste condizioni. Dobbiamo però anche aspettarci che queste forme di vita extraterrestre possano essere diverse dalla vita che conosciamo sulla Terra. Sembrerà un po’ troppo da sognatrice, ma io ci spero!

 

Che consigli daresti a ragazze e ragazzi che vogliano fare il tuo lavoro? 

A questo lavoro si può arrivare attraverso varie strade: io mi sono laureata in biologia e poi ho svolto attività di ricerca nel campo dell’astrobiologia. La strada della ricerca è lunga e difficile, perciò servono tanta tenacia e altrettanta passione. Fin da bambina mi ritrovavo a osservare il cielo e a chiedermi “Siamo soli nell’Universo? Esistono forme di vita extraterrestre?”. Oggi, “da grande”, mi piace pensare che grazie al mio lavoro ho contribuito e contribuirò in parte a dare una risposta alle domande che avevo da piccola, che sono tra le domande più antiche del mondo.

 

 

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