Dove acqua e terra si incontrano nascono le zone umide: particolari ecosistemi, cioè ambienti che ospitano comunità di animali e piante. Si tratta di luoghi ormai rari, a volte considerati inutili o malsani, che invece, al contrario, rappresentano paesaggi preziosi e affascinanti.
Piante, suolo e tanta acqua
Una zona umida è un ambiente dove il terreno confina con specchi e corsi d’acqua dolce. Sono bacini poco profondi come gli stagni, oppure aree che circondano fiumi e laghi. Le zone umide possono assumere diversi nomi: si chiamano “stagni” i piccoli specchi d’acqua ricchi di piante erbacee, mentre le “paludi“ sono più vaste e dominate dagli alberi, come le querce e gli ontani.
Le piante che vivono nelle zone umide amano l’acqua: alcune, come la ninfea o le canne, vivono con le radici immerse, mentre altre, ad esempio i salici e i pioppi, si accontentano di un terreno umido che ogni tanto viene inondato.
Un valore speciale
Le zone umide ci offrono molti servizi. Alcune delle piante tipiche di questi luoghi, come la cannuccia palustre (Phragmites australis), assorbono le sostanze inquinanti, purificando l’acqua. Questi ambienti, inoltre, riducono il rischio di alluvioni, agendo un po’ come una spugna. Quando piove molto, raccolgono l’acqua, ne rallentano il corso e poi la restituiscono alle aree circostanti, mantenendo il suolo umido nella stagione secca.
Le zone umide, infine, offrono un ambiente unico per animali di ogni tipo: aironi, rane, tritoni, testuggini, ma anche moltissimi insetti, crostacei e mammiferi sono specie che è difficile osservare altrove. Alcune, come la testuggine palustre europea (Emys orbicularis), sono vicine alla minaccia di estinzione.
Una rarità da salvare
Questi ecosistemi sono ormai rari: per molti anni sono stati considerati terreni inutili e persino dannosi a causa delle zanzare, e quindi eliminati. In Italia, tra il 1800 e il 1900, moltissime zone umide furono distrutte tramite la bonifica, un’operazione che prosciuga stagni e paludi per ottenere un terreno adatto all’agricoltura. Anche l’ingrandimento delle città ha rubato spazio alle zone umide; gli scarichi provenienti dalle fogne o dalle industrie, poi, inquinano le acque, rendendole inadeguate a ospitare organismi viventi.
Ma le cose stanno cambiando. Le persone hanno capito che alcuni habitat naturali sono insostituibili, fondamentali per la sopravvivenza di animali e vegetali, ma anche per l’uomo, e hanno deciso di proteggerle. Nel 1971 fu scritta la Convenzione di Ramsar, grazie alla quale molti Paesi del mondo si impegnarono a salvaguardare le zone umide, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici. Continuiamo così!