L’UNICORNO DI MARE… TRA LEGGENDA E REALTÀ




In epoca medievale, ad un certo punto i commercianti iniziarono a vendere il “corno magico” del leggendario unicorno. Ma che cos’era e da dove veniva? 

Qualcosa di particolare doveva pur averlo questo corno per ingannare re e nobili di tutto il mondo, e per essere venduto a un valore molto più alto dell’oro. Non poteva essere certo un corno comune!

Infatti questi misteriosi corni raggiungevano dimensioni incredibili, lunghi anche due metri e mezzo e a forma di spirale, suscitavano facilmente un senso di mistero e magia.

Iniziarono così ad occupare saloni di castelli europei e divennero per i ricchi materiale pregiato con il quale fare le proprie tazze anti-veleno. Questo commercio continuò per secoli, e soltanto grazie a uomini di scienza che decisero di esplorare l’artico si scoprì la vera origine di quelle corna “magiche”.

 

Esiste davvero un unicorno

In effetti, si scoprì l’esistenza di un unicorno che ancora oggi abita il nostro pianeta, ma non scalpita come l’unicorno: nuota nelle gelide acque artiche tra Canada, Groenlandia e Russia. Le popolazioni locali lo chiamano Narvalo e può raggiungere i quattro metri di lunghezza. Questo nome deriva dalla parola “nár” che significa “cadavere”: la sua pelle, infatti, è grigiastra e screziata, e può ricordare, appunto, un cadavere. Gli scienziati lo chiamano Monodon monoceros* (cioè “un dente e un corno”) e questo perché hanno un dente canino sviluppato che assume la forma di un lungo corno a spirale. 

 

La verità sul “corno magico”

Così si scoprì che il corno magico non era altro che una zanna di un animale marino ben noto alle popolazioni locali, tant’ è vero che venivano cacciati abitualmente per la carne e l’avorio. 

 

A cosa serve questo super canino?

Gli scienziati di tutto il mondo hanno sempre fatto diverse ipotesi: alcuni sostenevano che fungesse da arma, altri che avesse uno scopo nell’alimentazione, altri ancora lo identificarono come un organo acustico e persino come strumento per praticare fori nel ghiaccio marino per poter respirare. Ad oggi sappiamo che cresce per tutta la vita raggiungendo da un metro e mezzo a 3 metri di lunghezza, è cavo e pesa fino a circa dieci chilogrammi. Si è scoperto che è altamente innervato, come fosse un organo sensoriale, e si pensa possa servire per valutare alcune caratteristiche dell’acqua, come temperatura e salinità. Tuttavia, dovete sapere che tutti i maschi posseggono questa caratteristica, mentre è piuttosto raro vederla nelle femmine, quindi potrebbe essere semplicemente un tratto sessuale.

 

L’importanza di saper comunicare

Ma la vera magia è quando in primavera la banchisa (strato di ghiaccio galleggiante, che si forma nelle regioni polari quando le temperature scendono a tal punto da far congelare anche l’acqua di mare) inizia a fessurarsi. Così i narvali seguono quelle fessure come fossero sentieri nell’acqua, vie per il ritorno a casa in direzione delle baie costiere. Qui centinaia di gruppi di narvali formano colonie che possono contare fino a mille individui. Per fortuna ogni gruppo ha un suo “dialetto” specifico, così i suoi membri possono rimanere in contatto e non perdersi in quella gran confusione. 

 

Una specie ancora tutta da studiare

L’ambiente in cui vivono questi splendidi animali rende difficile le spedizioni scientifiche lasciando ancora oggi un senso di fascino e mistero non comune: gli “unicorni marini” hanno ancora molte caratteristiche da scoprire.

 

*Nome completo: Monodon monoceros Linneo, 1758.