LA FOCA MONACA: TRA RISCHI E CURIOSITÀ




Lupi e foche, animali così diversi, ma con storie così simili… molto più di quanto possiamo immaginare! 

Ci fu un tempo in cui uomini di mare e uomini di terra si accanirono contro quelli che ritenevano animali da “estirpare”. “Predano le greggi” urlavano al lupo. “Rubano dalle nostre reti”, accusavano le foche. E se oggi il lupo si sta riconquistando i suoi spazi, pur restando ancora una specie vulnerabile, la foca monaca mediterranea* chiamata anche “bue marino” fa fatica ad allontanarsi dalla minaccia dell’estinzione e ad oggi fa parte dei sei mammiferi maggiormente a rischio.

E pensare che il suo areale comprendeva tutto il Mediterraneo, il Mar Nero, e le coste atlantiche di Spagna, Portogallo, Marocco, Mauritania, Madera e Isole Canarie comprese. Ad oggi se ne contano in libertà meno di 700 esemplari. Tuttavia, in questi ultimi dieci anni gli avvistamenti sulle coste italiane non sono mancati: da Portofino (in Liguria) a Lampedusa (in Sicilia), passando nella Laguna di Venezia (in Veneto) per giungere nel Salento in Puglia, la foca monaca cerca di riconquistare la sua terra. Si stima che circa 50 esemplari abbiano scelto le nostre coste come casa. 

Ma come si presenta quest’animale?  Scopriamolo insieme! 

Le origini del nome

Il nome “foca monaca” deriva dal fatto che la sua pelliccia scura, e chiara sul ventre, si dice ricordi il saio dei monaci. Invece “bue marino” è dovuto al verso che emette, molto simile al muggito di un bue. 

L’identikit di questa specie?

La foca monaca è un mammifero come noi, solo che, invece di braccia e gambe per correre sulla terra ferma, ha delle belle pinne per nuotare. Vive dai 20 ai 30 anni e può partorire soltanto un cucciolo all’anno. Un cucciolo di foca monaca appena nato è già lungo 80 centimetri, da adulte arrivano addirittura a oltre 2 metri e possono pesare fino a 320 chilogrammi. 

Se vi capita di avvistarne una in una grotta lungo la costa, la riconoscereste grazie alla sua bella testa tonda, leggermente appiattita. Nonostante la foca monaca abbia le orecchie queste non sono evidenti come le nostre perché non hanno il padiglione auricolare. Invece quello che potrete sicuramente scorgere sono dei bellissimi baffi, lunghi e robusti, chiamati “vibrisse”. A proteggere questo mammifero dalle fredde acque del mare, dove trascorre buona parte della sua vita, c’è uno spesso strato di grasso.

Una vita tra il mare e la terra

La vita della foca monaca si svolge prevalentemente in mare, ma quando partorisce e deve allattare i cuccioli si trasferisce sulla terraferma. Come per tutti gli animali, il momento delle cure alla prole è un momento delicato anche per la foca monaca: ha bisogno di tranquillità e per questo cerca spiagge isolate o grotte e anfratti accessibili soltanto dal mare. Se per esempio andate in vacanza all’isola di Favignana, in Sicilia, o alle isole Tremiti, in Puglia, troverete grotte o tratti di spiagge che venivano abitualmente frequentate da questa specie e che infatti hanno preso il nome di cale e grotte del bue marino. Finito il periodo di cura dei cuccioli, la foca monaca torna in mare aperto e, trascorre anche la notte fra le onde, o sul fondale risalendo soltanto per respirare.

Il mestiere della foca monaca è il pescatore

Sì, perché si nutre di molluschi, crostacei e pesci. Ed è per questo che in passato quando una foca si avvicinava alle reti dei pescatori per sottrarre il pescato, i pescatori stessi facevano di tutto per proteggere il loro bottino, arrivavano anche ad uccidere l’animale.

Oggi sappiamo portare rispetto per la foca monaca, che percorre fino a una decina di chilometri al giorno in cerca di cibo, immergendosi continuamente fino ad oltre 90 metri. 

Anche la foca monaca si innamora!

Quando i maschi si innamorano difendono il territorio da altri pretendenti, sono piuttosto competitivi e territoriali. Per questo i giovani esemplari, spesso, abbandonano il gruppo in cui nascono in cerca di un nuovo territorio, anche molto lontano dal luogo di nascita, per farsi così una loro famiglia. Se trovano il compagno giusto, rimangono insieme per tutta la vita (è una specie monogama).

Il presente della foca monaca

Anche se non viene più cacciata per le sue carni, per il grasso o per la sua pelliccia e nemmeno per renderla protagonista di esibizioni in pubblico, la foca monaca è un animale a rischio d’estinzione. Oggi le principali minacce per questo mammifero arrivano dalla competizione con i pescatori, dalla pressione dell’uomo sulle coste, dall’aumento delle alghe tossiche e dai virus.  Ecco perché è importante conoscerla, così da segnalarne la presenza nel caso la si incontri, e così da proteggere l’area dove vive.

*(Monachus monachus Hermann, 1779)

Foca monaca in una grotta nelle Isole Egadi, ripresa con una fototrappola. Il progetto di monitoraggio viene seguito dall’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in particolare dal personale dell’Area Marina Protetta (AMP) Isole Egadi.