Cos’è la fantasia?
È un posto dove ci piove dentro, come scrive Dante in un verso del Purgatorio? Oppure, come la pensava il designer Bruno Munari, è tutto ciò che prima non c’era? Ma potrebbe anche essere un’apparenza illusoria… così, almeno, la definiva Platone.
Artisti, pensatori, antropologi e studiosi di neuroscienze cognitive continuano a cercare e fornire risposte a questa domanda, millenaria come l’origine della parola stessa. Fantasia, nell’Antica Grecia, significava immaginazione, apparizione. Apparivano sirene, ciclopi e battaglie epiche nella mente di chi ascoltava le gesta di Ulisse, mentre, se durante il sonno comparivano rocce, tronchi o altri oggetti inanimati, era certo merito di Fantaso, la divinità greca da cui deriva la parola fantasia.
Una cosa è sicura: la fantasia schiude immagini mitiche ed entra in mondi liberi dai limiti della ragione e del mondo reale.
Quindi la fantasia è priva di logica?
Non è proprio così. Ascoltare una canzone, dipingere un quadro o inventare una storia vuol dire camminare in un terreno nuovo, diverso da quello che conosci. Così, diversa è anche la logica del luogo in cui ti stai addentrando: un compositore padroneggia e scrive con un altro alfabeto, quello delle note musicali; un pittore deve conoscere le tecniche del colore, gli stili e le regole della composizione architettonica.
E gli scrittori?
Gianni Rodari, fin da giovane, portava con sé un taccuino sul quale annotava i modi in cui nascevano le sue storie. Tutte le scoperte che fece sull’arte di inventare storie sono raccolte nella Grammatica della fantasia. Uno dei capitoli di questo libro si intitola La matematica delle storie. Qui Rodari propone l’ideazione di un racconto a partire da un ragionamento matematico.
E che dire delle piante, degli animali e dei materiali che popolano le fiabe classiche? Se osservate con lente scientifica, queste apparizioni ci rivelano antiche conoscenze di botanica, etologia e mineralogia. Un po’ come le discipline di Hogwarts: Harry Potter, per diventare un vero mago, deve imparare a osservare la realtà con gli occhi dello scienziato.
Dunque, utilizzare la fantasia non significa solo inventare immagini, opere d’arte, musiche o storie. Significa anche padroneggiare logica, matematica, tecnica, botanica…In pratica gli artisti sono gli scienziati della fantasia!
Ma se gli artisti maneggiano la fantasia con la lente della scienza, è vero anche il contrario: l’immaginazione è una condizione indispensabile per le ricerche e le scoperte scientifiche. Proprio come disse Einstein: la fantasia è alla base di ogni conoscenza. Senza fantasia non può esserci progresso nella scienza.
L’immaginazione dello scienziato è un congegno in grado di mettere in campo e collegare le possibilità del reale. È sempre lei, l’immaginazione, che individua ipotesi innovative e che associa forme e oggetti per inventare i nomi scientifici: la Campanula rapunculoides è una pianta i cui fiori ricordano dei campanelli, il Cirrus castellanus è quella nuvola che presenta sbuffi bianchi così somiglianti ai merli delle mura di un castello…
Scienza e fantasia. Due parole, due mondi che si intrecciano e si chiamano per completarsi a vicenda.
Indovinato! Il numero 23 di PLaNCK!, in uscita il 1 giugno, parlerà proprio di questo! Al suo interno tanti approfondimenti e curiosità sul rapporto tra Scienza e Fantasia.
C’è tempo fino al 10 maggio per sottoscrivere l’abbonamento!
Per questo pezzo abbiamo consultato le seguenti fonti:
Barbero, La porta della fantasia, Il Mulino, Bologna, 2019;
Calvino, Lezioni americane, Mondadori, Milano, 1993;
Coero Borga, Scienza della fantasia, Codice Edizioni, Torino, 2015;
Munari, Fantasia, Laterza, Bari-Roma, 1977;
G. Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973.