Intervista a Stephon Alexander – PLaNCK! 29




Ecco la versione integrale dell’intervista a Stephon Alexander, pubblicata in versione ridotta nel numero 29 di PLaNCK!

Puoi leggere questa intervista anche in inglese al link: Interview with Stephon Alexander – PLaNCK! 29.

 

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La scienza di oggi è fatta di persone che, da ogni parte del mondo, si incontrano e scambiano le proprie idee. Per questo è importantissimo saper ascoltare gli altri, ma allo stesso tempo bisogna imparare a non aver paura di condividere le proprie idee e di raccontare le proprie passioni, anche quando queste possono sembrare “strane”. È questa una delle cose più importanti per Stephon Alexander, scienziato e musicista del Nord America: conosciamolo meglio!

 

Stephon, raccontaci un po’ di te e della tua storia!

Sono nato nei Caraibi, nella Repubblica di Trinidad e Tobago, ma sono poi cresciuto nel quartiere Bronx di New York. Sono un fisico e un musicista jazz, entrambe queste cose sono molto importanti nella mia vita e si influenzano l’una con l’altra. Oggi lavoro e insegno alla Brown University di Providence, nel nord-est degli Stati Uniti d’America, ma nella mia carriera ho viaggiato molto: ad esempio sono stato a Londra e sono venuto molte volte in Italia… adoro il vostro cibo! Il mio è un lavoro molto internazionale e ho molte collaborazioni con scienziate e scienziati in Europa.

 

Di cosa ti occupi nel tuo lavoro di scienziato?

Faccio ricerca nel campo della cosmologia, che si occupa di studiare l’Universo e le leggi fisiche che spiegano come è fatto e come è cambiato nel tempo. In particolare, cerco di capire com’era fatto l’Universo nei primi istanti in cui è esistito.

 

Sei anche stato Presidente della National Society of Black Physicists (in italiano: Società Nazionale dei Fisici Neri). Di cosa si tratta?

Si tratta di un’organizzazione che esiste dal 1978 e che promuove la crescita professionale e l’eccellenza di studentesse, studenti, scienziate e scienziati neri nel campo della fisica. Ad esempio, abbiamo un programma estivo che permette agli studenti di andare a New York per fare ricerca o di partecipare a seminari organizzati dall’università di Santa Barbara, in California. Vogliamo fare in modo che le persone stiano insieme e discutano delle loro idee scientifiche, sentendosi supportate le une dalle altre. Chiunque creda in questa idea e voglia supportarci può farne parte; il nostro prossimo obiettivo è quello di diventare più internazionali.

 

Ci puoi dire qualcosa di più sul legame che scienza e musica hanno nella tua vita?

Se ci pensate, la musica è fatta allo stesso tempo di scienza e arte. Scientificamente, la musica è un fenomeno fisico, fatto di suoni ordinati, ai quali noi esseri umani diamo un significato. La musica è l’abilità di manipolare il suono, trasformandolo in storie ed emozioni, con cui noi stessi possiamo esprimerci e condividere parte di noi con gli altri. E non solo: secondo me tutta la scienza nasconde qualcosa di artistico! Certo, sono importanti il metodo scientifico e gli esperimenti… Ma nella scienza bisogna anche essere creativi, saper innovare, parlare con le altre persone e creare una comunità. Queste sono cose che sicuramente scienza e musica hanno in comune.

 

Cosa vuol dire essere creativi nella scienza?

Anche nella scienza è importante l’immaginazione: a volte, ad esempio, provo a pensare ad un fenomeno fisico che sembra ben compreso da tutti e cerco di immaginare come potrebbe essere spiegato diversamente, cambiando prospettiva. Oppure, mi chiedo come potrebbe essere vivere in un Universo dove le leggi della fisica funzionano in modo diverso. La creatività ci rende capaci di porci sempre nuove domande e  l’immaginazione è qualcosa che ci aiuta a trovare le risposte. Fa parte di noi, fin da bambini… Ed essere un bravo scienziato per me vuol dire anche non aver paura di utilizzare la mia immaginazione.

 

Prima hai anche detto che nella scienza è importante creare una comunità. Cosa intendi?

Quando dico “comunità” intendo un gruppo di persone, non importa quante, con le quali possiamo parlare di scienza ed essere noi stessi. È come avere degli amici a cui puoi dire tutto e che accettano le tue idee, sia quelle buone sia quelle cattive. Creare una comunità vuol dire trovare delle persone con cui potersi esprimere senza paura di essere giudicati.

 

Quali sono secondo te le sfide più grandi della scienza di oggi?

Credo che dobbiamo essere consapevoli del fatto che nulla di importante può essere ottenuto in modo facile. Ogni volta che dobbiamo creare qualcosa di nuovo, proviamo gioia nel farlo, ma allo stesso tempo ci scontriamo con delle sfide. E queste sfide ci portano anche a parlare con persone con cui non ci sentiamo a nostro agio o che non ci piacciono. È importante però impegnarci per superare l’imbarazzo e il fastidio e avere una mente aperta: è proprio da qui che inizia il progresso scientifico, nel momento in cui scienziati e scienziate diversi, che talvolta lavorano in ambiti molto lontani tra loro, scambiano le loro idee e si ascoltano a vicenda.

 

E di certo tu sei una persona con un sacco di idee da scambiare! Oltre che musicista e scienziato, sei anche uno scrittore…

Sì, ho scritto due libri. Il primo si intitola The jazz of physics (in italiano: Il jazz della fisica). Racconta del mio viaggio di musicista jazz e di fisico, del collegamento che sono riuscito a creare tra la musica e la scienza. Quando cerchiamo di capire come è fatto l’Universo, le onde sonore sono parte delle leggi della fisica che ci servono per spiegarlo: con il mio libro ho voluto condividere questa idea con chi è appassionato di musica, approfittandone per raccontare anche qualcosa sulla musica a chi invece studia fisica. Il secondo libro invece si chiama Fear of a Black Universe (in italiano: Paura di un Universo nero) e parla dei problemi che ancora dobbiamo risolvere e delle cose che ancora dobbiamo capire nella fisica. Racconta di come, a volte, le scoperte più rivoluzionarie arrivino da persone che hanno delle “idee nere”, cioè idee che non sono condivise da tutti. Con questo libro voglio incoraggiare i più giovani a non avere paura di esplorare anche le idee più strane, quelle che, a prima vista, potrebbero far ridere gli altri.

 

Che messaggio vuoi lasciare alle nostre lettrici e ai nostri lettori?

Seguite le vostre passioni, lavorate duramente e ricordatevi sempre che la scienza è una cosa che accomuna tutti gli esseri umani ed è fatta da ciascuno di noi!