SCIENZA e MUSICA




Ti trovi in camera? Al parco? In macchina? Ovunque tu sia ora, prova a concentrarti sulla varietà di rumori e suoni che riesci a percepire: forse il rintocco delle campane, il motore di una moto, il frinire di una cicala… Rumori e suoni ci accompagnano in ogni momento della giornata. A volte poniamo loro la massima attenzione, altre volte li sentiamo quasi senza accorgercene. In ogni caso è nostro sistema uditivo che raccoglie ed elabora le onde sonore  per trasformarle in informazioni acustiche. Quello che compiono le onde quando colpiscono le nostre orecchie è un percorso lungo e complesso, che conduce all’identificazione e alla distinzione di un segnale sonoro sulla base di quattro proprietà fondamentali: altezza, intensità, timbro e durata.

Perché le onde sonore hanno un ventaglio di caratteristiche così ampio? La ragione dipende dal tipo di vibrazione che dà origine al movimento oscillatorio di compressione e rarefazione dell’aria grazie a cui si propaga l’onda: se, ad esempio, il movimento vibratorio è regolare, il suono risultante è musicale. Se invece la vibrazione è irregolare, quello che percepiamo è un rumore.

Le vibrazioni sonore non attivano solo il nostro sistema uditivo, ma il nostro corpo per intero. Proprio come disse Evelyn Glennie, la percussionista scozzese sorda dall’infanzia che, alla provocazione del suo primo insegnante: «Sai, la musica è ascoltare con le orecchie», rispose: «E allora, qual è il problema? Io ascolto attraverso le mani, le braccia, gli zigomi, il cuoio capelluto, la pancia e il torace…».

La musica che amiamo e la risata del nonno, la ninna nanna cantata da una mamma e le urla di un bambino vibrano nel nostro corpo e muovono le corde più nascoste della nostra emotività. Il corpo è una cassa di risonanza fisica ed emozionale che si connette intimamente con l’origine del suono stesso. Questo potere, atavico ed eccezionale, fu riconosciuto già nell’antica Grecia: il termine musica deriva dal greco musikè e significa “arte delle Muse”. Un’arte divina quindi, le cui origini si confondono con quelle della civiltà umana: se le prime forme di espressione musicale nacquero con l’apprendimento della modulazione della voce e con i primi rudimenti del canto, si ipotizza che gli strumenti musicali più antichi avessero lo scopo di instaurare una connessione con il trascorrere del tempo. Ecco perché nascono i primi strumenti a percussione: per imitare il battito cardiaco, scandire una corsa, ritmare un galoppo.

La musica batte il ritmo della storia dell’uomo, dalla preistoria a oggi, sperimentando strade nuove e ambiziose, fino all’intervento della tecnologia. Incidere in un supporto musicale quelle onde invisibili ha significato sfidare e oltrepassare il più grande limite del suono: la sua natura effimera.

 

Il numero 27 di PLaNCK! uscirà il 1 ottobre e parlerà di scienza e musica! Dalle caratteristiche di un’onda sonora all’avvento del suono digitale: saranno tantissimi gli approfondimenti sul legame indissolubile che unisce musica ed esseri viventi, insieme a interessanti curiosità, e giochi… un numero speciale, da leggere e ascoltare!

 

C’è tempo fino al 10 settembre per sottoscrivere l’abbonamento!

 

Per questo pezzo abbiamo consultato le seguenti fonti:

  • Caforio, B. Passannanti, L’Alfabeto dell’ascolto. Elementi di grammatica musicale, Carocci, Roma, 2009;
  • De Bona, V. Santarcangelo, Il suono. L’esperienza uditiva e i suoi oggetti, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2018;
  • Károlyi, La grammatica della musica. La teoria, le forme e gli strumenti musicali, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2000;
  • Milner, Alla ricerca del suono perfetto. Una storia della musica registrata, Il Saggiatore, Milano, 2016.